Attualità di Redazione , 05/11/2025 11:30

VIDEO | Morte Moussa Diarra, scagionato il poliziotto. La Procura: "Non è omicidio"

La Procura della Repubblica di Verona ha firmato una richiesta di archiviazione nei confronti dell’assistente capo coordinatore della Polizia di Stato, indagato per l’omicidio di Moussa Diarra, il migrante maliano non ancora 27enne ucciso la mattina del 20 ottobre dello scorso anno davanti alla stazione ferroviaria di Verona Porta Nuova. 
Al termine delle indagini, durate oltre un anno, è stato stabilito che l’agente della Polfer agì per legittima difesa perché aggredito con un coltello.
In una nota il Procuratore della Repubblica, Raffaele Tito, ha precisato la richiesta di archiviazione è stata firmata dopo che si sono esaurite le indagini preliminari ritenute necessarie e completate anche quelle richieste delle persone offese. 
Decisione al Gip
Gli atti sono già stati notificati al giudice delle indagini preliminari che dovrà decidere sulla richiesta di archiviazione, alla quale - eventualmente - potranno opporsi gli avvocati di parte civile, ovvero i legali che tutelano i familiari della vittima.
“La Procura - ha osservato il procuratore scaligero - ritiene che l’indagato A.F. non sia punibile avendo commesso il fatto consistito nell’aver ucciso per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, ponendo in essere una difesa senza alcun dubbio proporzionata all’offesa: in altri termini si ritiene che la configurabilità del delitto di omicidio si esclusa già su un piano obiettivo, attesa la ricorrenza nel caso concreto della causa di giustificazione della legittima difesa di cui all’articolo 52 del Codice Penale”. 
La ricostruzione
La nota del procuratore Raffaele Tito ha ricostruito i fatti avvenuti alle 7 del mattino di domenica 20 ottobre: “Nessun dubbio - secondo questo Ufficio requirente - si pone circa la ricorrenza, nel caso concreto, sia del requisito dell’”attualità del pericolo”, sia di quello della “ingiustizia dell’offesa”, atteso che è emerso con evidenza che il Diarra, che teneva nella mano destra un coltello da cucina con una lama seghettata della lunghezza di circa 11 cm, con un’aggressività ingiustificata, andava incontro alla gente, tenendosi sempre a una distanza molto ravvicinata e non ponendosi alla fuga, e aggrediva il poliziotto impugnando il predetto coltello, che non è meno l’età della pistola perché un’arma da fuoco richiede tempo di estrazione mira“. 
La Procura ritiene infine “che non può nemmeno affermarsi che il poliziotto si sia volontariamente posto in una situazione di pericolo”. 
Il cordoglio
La nota del procuratore della Repubblica di Verona conclude: “Resta inalterato per noi senso di dolore per la morte così drammatica di un giovane di 27 anni perché infine gli abbia quel giorno tenuto quel comportamento così aggressivo non è nemmeno oggi stato del tutto chiarito”. 
Verità e giustizia
A difesa del giovane migrante si erano mosse numerose associazioni, oltre alla Comunità maliana in Italia e lo scorso 18 ottobre, ad un anno dalla morte, si era tenuto un corteo partito dalla stazione du Porta nuova lungo le strade del centro, al quale avevamo preso parte centinaia di persone. Moussa Diarra, la notte prima dell’aggressione era stato incrociato anche da una pattuglia della Polizia locale, in evidente stato di alterazione. Successivamente aveva sfondato la vetrata della biglietteria della stazione, prima di essere affrontare l’agente della Polizia ferroviaria che per difendersi - come ricostruito dalle indagini - sparò tre colpi, due ad altezza d’uomo, uno dei quali colpì mortalmente il giovane migrante.