Economia di Redazione , 05/11/2025 10:29

ECONOMIA | Giovani e lavoro: nel Nord Est cresce la distanza con le imprese

Imprese femminili
Imprese femminili

Nel Nord Est si allarga il divario tra ciò che i giovani cercano nel lavoro e ciò che le imprese offrono.
Da un lato, flessibilità, tecnologia e formazione; dall’altro, stabilità e sicurezza contrattuale. È questa la fotografia che emerge dall’indagine “Giovani, Tecnologia e Mismatch nel Nord Est 2025” condotta da Fòrema, la società di formazione di Confindustria Veneto Est, su un campione di oltre 1.000 giovani tra 18 e 34 anni e quasi 500 aziende di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.

Giovani in cerca di equilibrio e innovazione

Il 55% dei giovani intervistati mette al primo posto l’equilibrio vita-lavoro e la flessibilità oraria e organizzativa, subito seguiti dalla retribuzione (53%) e dalle opportunità di crescita e formazione (49%).
Per il 44%, il luogo di lavoro ideale è tecnologicamente avanzato – dotato di strumenti digitali, automazione, intelligenza artificiale.
Solo il 6% sogna la Pubblica Amministrazione: molto più alta (38%) la preferenza per PMI innovative del territorio, seguite da grandi imprese strutturate (30%) e startup (16%).

La flessibilità è la “nuova normalità”: l’88% dei giovani si dice disposto a rinunciare fino al 10% dello stipendio in cambio di più giorni di lavoro da remoto. Una generazione che valuta la libertà organizzativa come un valore, non come un benefit.

Le imprese faticano a trovare i profili giusti

Sul fronte delle aziende, il 64% dichiara grandi difficoltà nel reperire giovani con competenze adeguate.
Mancano soprattutto figure tecnico-produttive e digitali: specialisti di produzione (49%), tecnici di manutenzione (42%), controllo qualità (37%), data analyst (31%).
Le skill più richieste – analisi dati, robotica, programmazione PLC, cybersecurity – sono ancora poco diffuse tra i neoassunti.
Molte imprese suppliscono con formazione interna, ma il mismatch tra competenze richieste e offerte resta ampio.

La maggior parte delle aziende continua a puntare su leve tradizionali per attrarre giovani: salario competitivo (62%), contratto stabile (55%), formazione interna (48%). Solo una su cinque (19%) ha introdotto politiche di lavoro flessibile o da remoto.
E se il 54% mantiene il lavoro esclusivamente in presenza, solo una su tre valorizza la propria dimensione tecnologica come fattore d’attrazione.
Risultato: molti giovani (19%) rifiutano offerte percepite come “poco innovative”.

Carron: “Serve un nuovo patto generazionale”

«Questa ricerca fotografa una tensione che dobbiamo affrontare con responsabilità», commenta Paola Carron, presidente di Confindustria Veneto Est. «I ragazzi chiedono ambienti tecnologici e flessibilità: non sono mode, ma bisogni strategici. Le imprese del Nord Est hanno sempre saputo reinventarsi. Ora serve farlo di nuovo, investendo su cultura digitale, benessere organizzativo e formazione. È tempo di un nuovo patto generazionale: il futuro competitivo del territorio si misura nella capacità di valorizzare le persone».

Gorza (Giovani Imprenditori): “Il nodo è la comunicazione”

Secondo Luigi Gorza, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto Est, il gap non è solo organizzativo ma culturale. «Molte imprese stanno già cambiando – spiega – ma dobbiamo imparare a comunicare meglio chi siamo e cosa offriamo. Se raccontiamo con autenticità il valore delle nostre aziende, diventiamo più attrattivi per i giovani talenti».

Sinigaglia (Fòrema): “Distanza culturale da colmare insieme”

Per Matteo Sinigaglia, direttore generale di Fòrema, «Il dato più forte è la distanza culturale tra generazioni. Le imprese stanno innovando, ma anche i giovani devono investire di più nelle competenze tecniche e digitali. Non basta chiedere flessibilità: serve preparazione e voglia di crescere. Solo con un impegno reciproco tra formazione e impresa il Nord Est potrà trattenere i propri talenti migliori».