Caso Moussa, soddisfatto il sindacato SAP

La Segreteria Provinciale di Verona del Sindacato Autonomo di Polizia apprende con soddisfazione dall' Agenzia ANSA la notizia che la Procura della Repubblica di Verona, ha chiuso le indagini per gli avvenimenti del 20 ottobre 2024 alla stazione Porta Nuova di Verona, avanzando la richiesta di archiviazione per il collega della Polfer che intervenne su un migrante. Al termine delle indagini durate oltre un anno, è stato stabilito che l'agente della Polfer avrebbe agito per legittima difesa perché aggredito con un coltello.
Il Sap che in varie occasioni si era espresso sulla vicenda dimostrando vicinanza e solidarietà per l’accaduto, ora sottolinea la necessità di pronto intervento sulla normativa relativa all’atto dovuto, ossia “Quando ci sono cause di giustificazione come la legittima difesa, l’uso legittimo delle armi o l’adempimento del dovere, non si dovrebbe procedere automaticamente con l’avviso di garanzia. Occorrono prima accertamenti interni di garanzia, dove sia l’amministrazione stessa a rappresentare gli operatori”.
Poco più di un anno fa, senza nemmeno attendere che il sole tramontasse su una giornata drammatica, vi fu chi accampando la pretesa di proporre una improbabile intersezione tra scienze sociali, diritto e ideologia, si avventurò in commenti – che ci limitiamo a definire - ingenerosi ed estemporanee valutazioni giuridiche mirate ad accusare non solo, e non tanto, il poliziotto che ebbe la sventura di dover scegliere tra l’incolumità propria e quella altrui. Ma pure estendendo le pesanti critiche all’intera comunità dei poliziotti veronesi.
Abbiamo assistito ad incresciose sceneggiature ordite anche da esponenti politici di rilievo con incarichi amministrativi, che non si sono preoccupati di alimentare tensioni realizzando una scriteriata iperbole secondo la quale la morte di un giovane ragazzo fosse la dimostrazione dell’indole violenta delle forze di polizia.
Abbiamo letto appelli di sedicenti appartenenti alla società civile che invocavano l’avvio di indagini al livello superiore di quello territoriale, coinvolgendo parlamentari e noti professionisti del foro per amplificare i sospetti di un complotto ordito a discapito della verità, descrivendo inaudite concertazioni tra i vertici della Questura scaligera e quelli della Procura della Repubblica. Che si sarebbero resi responsabili, nientemeno, di aver sottoscritto un comunicato stampa congiunto.
Ci sono state poi altre, e non meno stravaganti, iniziative di cui avremo occasione di parlare solo quando calerà il sipario su questa dolorosa vicenda umana e processuale.
Fiumi di inchiostro e variopinte dichiarazioni che si sono disinteressate delle sorti, e del patimento interiore, provato dal nostro collega che, finalmente, vede oggi profilarsi il riconoscimento della genuinità del suo agito.
Prendiamo infatti atto della richiesta di archiviazione formulata dal Pubblico Ministero incaricato delle indagini. Che non ci sorprende affatto, e non già perché eravamo a conoscenza di inconfessabili congiure di palazzo. Ma perché sin da subito la dinamica degli eventi induceva a ritenere che sussistessero tutti i presupposti per la ricorrenza della difesa legittima.
Occorrerà adesso attendere che il GIP si pronunci su tale richiesta una volta soddisfatte le procedure di garanzia. Nelle more riteniamo che il comunicato stampa diffuso dagli organi inquirenti offra una oggettiva rappresentazione della realtà fattuale come fedelmente ricostruita attraverso certosine attività di indagine che sembrano non consentire margini ad ulteriori strumentali prese di posizione.
Crediamo sia giunto il momento che chi si è lasciato andare a scomposte esternazioni, dimostri di possedere onestà intellettuale che lo dovrebbe indurre a chiedere scusa per le assurdità manifestate a caldo.

