Operai morti a Santa Maria di Sala, la Cgil parte civile al processo: "Ipotesi caporalato"

La Cgil di Venezia si costituirà parte civile al processo sui due giovani operai di 21 e 39 anni, morti dopo essere caduti in una cisterna per la raccolta di residui biologici, a Santa Maria di Sala. Lo sottolinea, in una nota, la stessa organizzazione sindacale che evidenzia come "il quadro che sta emergendo lascia intravedere una situazione di possibile caporalato e sfruttamento".
La decisione di costituirsi parte civile da parte del sindacato nasce dal fatto che "come abbiamo già ripetuto più volte, queste situazioni creano un evidente rischio per la salute e la sicurezza di lavoratrici e lavoratori, ma creano anche un danno serio a tutte quelle aziende che rispettano norme e contratti di lavoro. Valuteremo anche la possibilità di fare la stessa scelta in merito a possibili profili di caporalato".
"Chiediamo a Governo, Regione e Comune - dichiara Daniele Giordano, segretario generale Cgil Venezia - di mettere in campo le risorse necessarie ad affrontare questa emergenza. La Regione deve urgentemente rivedere il Piano Strategico regionale per la Tutela della Salute e Sicurezza sul Lavoro, trasformandolo da mero strumento burocratico ad azioni concrete".
Giordano osserva inoltre che nel veneziano "dilagano le situazioni di illegalità, di lavoro nero, di sfruttamento e spesso di caporalato. Ad esserne vittima, molte volte, è chi si trova in una situazione di difficoltà e vulnerabilità, provenendo da un altro paese e trovandosi incastrato nel vortice burocratico. In particolare, la soglia da non superare per mantenere il posto nel Cas, denuncia la paura e la difficoltà nel trovare un alloggio".