VIDEO | Cgia: Da guerra in Medio Oriente nessun incremento benzina ma rischio aumento bollette
A poco più di una settimana dallo scoppio della guerra tra Israele e Iran, in Italia non abbiamo ancora registrato alcun significativo aumento del prezzo alla pompa dei carburanti. Anzi, le prime indicazioni segnalano un leggero ribasso delle quotazioni di gran parte dei prodotti petroliferi. Lo rileva l'Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia), sottolineando che "la situazione odierna è molto diversa da quella verificatasi nel febbraio del 2022, quando la Russia invase l'Ucraina".
Allora, dopo 15 giorni dall'inizio delle ostilità, il prezzo della benzina salì del 16,9%, quello del diesel del 23,8%. Solo successivamente, grazie al taglio delle accise introdotto dal Governo Draghi, i prezzi alla pompa sino alla fine del 2022 scesero ai livelli dell'anno precedente. In questi giorni, in modalità self la benzina la paghiamo invece attorno a 1,7 euro al litro, il gasolio intorno a 1,6.
L'Iran non ha la stessa capacità produttiva della Russia: nel 2024, su quasi 103 milioni di barili di petrolio estratti nel mondo ogni giorno, la Repubblica Islamica contribuisce per 3,8 milioni, Mosca per 11,2. Se la situazione dovesse precipitare, con un allargamento del teatro di guerra o una chiusura dello Stretto di Hormuz, "quasi sicuramente assisteremmo ad uno choc petrolifero spaventoso, ad una impennata dei prezzi su scala globale di tutte le materie prime", precisa la Cgia. Se al momento non sono previste tensioni sul fronte dei prezzi dei carburanti, diverso è il discorso per l'energia elettrica e il gas. Cgia stima in 13,7 miliardi in più (+19,2%) il costo che le imprese italiane dovranno sostenere quest'anno rispetto al 2024, di cui 9,7 per luce e 4 per gas, ipotizzando che i consumi siano gli stessi di quelli del 2023.
I costi del 2025 sono stati calcolati considerando un prezzo medio dell'energia elettrica di 150 euro per MWh e di 50 per il gas, rispettando la proporzione di 3 a 1. I prezzi attuali di energia elettrica e gas viaggiano su una media semestrale di 119 e 43 euro per MWh; l'ipotesi media annua di 150 e 50 MWh sarebbe rispettata con prezzi medi dell'ordine dei 180 MWh per l'energia elettrica e di 60 MWh per il gas nell'intero secondo semestre del 2025. Pertanto, rispetto ad un'ipotesi di aumento del prezzo della materia prima del 38% per il 2025 rispetto al 2024, le rispettive crescite dei costi per le imprese risulteranno inferiori (+18% per l'energia elettrica e +25% per il gas).
A livello regionale, i rincari di luce e gas interesseranno in particolare le aree con i consumi maggiori: vale a dire la Lombardia con un aggravio di 3,2 miliardi di euro, l'Emilia Romagna con +1,6 miliardi, il Veneto con +1,5 e il Piemonte con +1,2. Sull'incremento di costo previsto per quest'anno, 8,8 miliardi (pari al 64% del totale), saranno in capo alle aziende settentrionali. Le aree meno interessate sono, ovviamente, quelle più piccole come la Basilicata, che dovrebbe registrare un +118 milioni, il Molise con +64 e la Valle d'Aosta con +44.