Attualità di Redazione , 18/06/2025 6:00

Fine vita, la Consulta deciderà sul caso di una donna paralizzata

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Il fine vita arriva ancora in Consulta che affronterà il caso di una donna completamente paralizzata che non può autosomministrarsi il farmaco letale.
Libera, nome di fantasia scelto da una 55enne toscana, è completamente paralizzata per una sclerosi multipla e, secondo quanto spiega l'Associazione Coscioni, ha avuto accesso al suicidio assistito ma le sue condizioni non le consentono di autosomministrarsi il farmaco letale.
Così ha fatto ricorso d'urgenza al tribunale di Firenze per chiedere che sia il suo medico a somministrarlo. Il tribunale ha sollevato la questione di legittimità costituzionale per l'articolo 579 del codice penale che punisce l'omicidio del consenziente. L'8 luglio udienza in Consulta.  

Il tribunale, a cui Libera ha fatto ricorso con i suoi legali coordinati da Filomena Gallo, segretaria nazionale dell'associazione Coscioni, ha sollevato il 30 aprile scorso la questione di legittimità.
Al giudice gli avvocati della 55enne avevano chiesto, riferisce Gallo, "di autorizzare il suo medico a procedere con la somministrazione del farmaco che l'Azienda sanitaria aveva ritenuto idoneo, e in subordine di sollevare l'incidente di costituzionalità sul reato di omicidio del consenziente previsto dal codice penale". Il tribunale, si spiega, ha ritenuto "rilevante e non manifestamente infondata" la questione di legittimità dell'articolo 579 nella parte in cui non esclude la punibilità del medico che attua, con le modalità della legge 219/2017 che norma consenso informato e Dat, la volontà suicidaria di un paziente per il quale ricorrono le condizioni del suicidio assistito, "sottolineando il possibile contrasto con gli articoli 2, 3, 13 e 32 della Costituzione".

Libera, che ha rifiutato la sedazione profonda "perchè vuole essere lucida e cosciente fino alla fine", sta "soffrendo a livelli insopportabili a causa della malattia e di ulteriori complicazioni" e "attende con urgenza l'intervento della Corte costituzionale per poter porre fine alle proprie sofferenze e chiede il rispetto della sua privacy e di quella della sua famiglia", aggiunge Filomena Gallo.

“L'ordinanza - commenta Marco Cappato, segretario dell'associazione - pone una questione decisiva per il rispetto del diritto all'autodeterminazione nel fine vita. La Corte costituzionale da 8 anni esorta il legislatore a intervenire nel rispetto della libertà di scelta della persona malata".