Politica di Redazione , 10/05/2025 5:30

Il Veneto rimane alla Lega? Si riapre la partita nel centrodestra

Matteo Salvini e Luca Zaia
Matteo Salvini e Luca Zaia

La soluzione, all'orizzonte, ancora non c'è. Ma il tempo stringe e i partiti, sul territorio, scalpitano. Lo sa Giorgia Meloni e lo sa Matteo Salvini, i primi a essere chiamati in causa per sciogliere il nodo della candidatura per la guida del Veneto, che a cascata porterà con sé anche l'indicazioni degli altri nomi del centrodestra per le cinque Regioni che andranno al voto in autunno. Tutte, compresa quella di Luca Zaia, che non potrà ricandidarsi (per lui poi sarebbe la quarta volta) e non potrà nemmeno rimanere in sella fino alla primavera del 2026. Un vertice al momento non risulta in agenda ma tutti spiegano che "a decidere saranno i leader".

Il "Doge" intanto non nasconde la sua amarezza per il parere del Consiglio di Stato, esprimendo anche una valutazione di carattere economico visto che Venezia, invece, andrà alle urne la prossima primavera. Se si fossero fatte insieme "comunali e regionali avremmo sicuramente risparmiato un sacco di milioni di euro", dice Zaia. Ma tant'è, "le leggi si rispettano" e ora non resta che decidere la data del voto. Probabilmente tra fine ottobre e inizio novembre, è convinto più di uno nel centrodestra, considerando che ci sarà comunque un nome nuovo da mettere in campo e bisognerà lasciargli il tempo "per farsi conoscere".

Mentre prende tempo sul suo futuro - si vedrà "day by day" - Zaia torna a rivendicare per la Lega la guida della sua regione: non si tratta di "lesa maestà". Ma Fdi, che non governa nessuna regione del Nord, reclama a sua volta un riconoscimento dopo avere segnato le percentuali più alte d'Italia per il partito sia alle politiche sia alle europee. Sapere le intenzioni del governatore, fanno notare nel centrodestra, non è però variabile irrilevante. Anche perché c'è la consapevolezza pure tra i meloniani che Zaia ha un peso elettorale in Veneto e che in ogni caso il nome dovrà essere condiviso. Pronto a scendere in campo, peraltro, c'è anche l'ex sindaco di Verona e oggi esponente di Forza Italia Flavio Tosi. La Liga veneta peraltro già da tempo ha fatto sapere di essere pronta a correre da sola se non ci dovesse essere un candidato leghista. Uno scenario che rischierebbe di avere un impatto ben oltre i confini regionali, sulla tenuta complessiva della coalizione anche a livello nazionale.

Per fare una sintesi si aspetterà "almeno il ballottaggio di Bolzano", prevedono nella maggioranza. Oltre al Veneto ci sono altri tre nomi da individuare, perché per il centrodestra l'unico uscente che si presenta per il bis è Francesco Acquaroli, che dovrebbe presentare ufficialmente la sua ricandidatura entro metà giugno. Il centrodestra sarà invece chiamato a scegliere chi far correre in Puglia e Toscana, dove ogni partito ha già avanzato una proposta ma il più quotato sarebbe l'attuale sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, sempre di Fdi. Il partito della premier è pronto a schierare in Campania il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli ma per definire lo schema in questo caso si starebbe aspettando anche di capire come si presenterà il centrosinistra (che deve indicare il candidato al posto di Vincenzo De Luca).