Cronaca di m.p. , 08/04/2025 16:08

VIDEO | Turetta, 75 coltellate a Giulia, ma senza aggravante crudeltà

Filippo Turetta è stato condannato all'ergastolo senza attenuanti generiche per "l'efferatezza dell'azione, la risolutezza del gesto compiuto e degli abietti motivi di arcaica sopraffazione che tale gesto hanno generato: motivi vili e spregevoli, dettati da intolleranza per la libertà di autodeterminazione di Giulia, di cui l'imputato non accettava l'autonomia delle anche più banali scelte di vita". Lo scrive la Corte d'Assise di Venezia nella motivazione della sentenza di ergastolo, pronunciata il 3 dicembre scorso nei confronti dell'assassino di Giulia Cecchettin.

75 coltellate a Giulia non sono segno crudeltà, ma piuttosto conseguenza dell'inesperienza e della inabilità di Turetta di uccidere. La dinamica dell'omicidio di Giulia Cecchettin non permette di "desumere con certezza, e al di là di ogni ragionevole dubbio", che Filippo Turetta volesse "infliggere alla vittima sofferenze gratuite e aggiuntive". Lo spiega la Corte D'Assise di Venezia, nella motivazioni con cui ha escluso l'aggravante della crudeltà per la condanna all'ergastolo dell'omicida. 

Esaminando la videoregistrazione delle fasi dell'omicidio, i giudici rilevano colpi ravvicinati, rapidi e "quasi alla cieca", e non per scelta dell'imputato". Turetta per i giudici "non aveva la competenza e l'esperienza per infliggere sulla vittima colpi più efficaci, idonei a provocare la una morte rapida", cosi ha continuato a colpire fino a quando si è reso conto che Giulia "non c'era più". Ha dichiarato di essersi fermato "quando si è reso conto che aveva colpito l'occhio: 'mi ha fatto troppa impressione', ha detto in aula a processo. Anche i punti delle ferite causate dalle coltellate "appaiono frutto di azione concitata, legata all'urgenza di portare a termine l'omicidio", e non del voler infliggere in danno della vittima sofferenze aggiuntive e gratuite, necessario per l'aggravante della crudeltà". Certo un delitto premeditato frutto di un «radicato proposito» di Turetta, come dimostrato dai preparativi messi in atto nei giorni precedenti, tra spese, pianificazione e liste di cose da fare e da comperare.

E riguardo allo stalking: "E' pacifico che le condotte del Turetta abbiano oggettivamente e innegabilmente carattere persecutorio, idonee a ingenerare nella vittima uno stato di ansia e di paura ma l'aggravante contestata è espressamente circoscritta al periodo 'in prossimità e a seguito del termine della relazione intrattenuta'".

Così la Corte d'Assise di Venezia ha escluso anche il reato di stalking, un’altra delle aggravanti richieste dall’accusa, dalla condanna all'ergastolo di Filippo Turetta per l'omicidio di Giulia Cecchettin. Anche perché, come rilevato anche dalle testimonianze delle persone più vicine alla vittima, non si ravvisa in Giulia il contestato 'grave stato di ansia, turbamento e paura anche per la propria incolumità'".

Poi "il padre della vittima, Gino Cecchettin, all'indomani della scomparsa della figlia e prima ancora di avere elementi sulla sorte della stessa, aveva riferito di non aver percepito alcun disagio in Giulia" cosa confermata "anche in aula nel corso del processo davanti al pubblico ministero.