Politica di Redazione , 13/04/2025 10:00

Regionali, Lega: "Il dopo Zaia spetta a noi". Ma Fratelli d'Italia non ci sta

Matteo Salvini e Luca Zaia
Matteo Salvini e Luca Zaia

"Noi non imponiamo niente a nessuno" ma "sicuramente la tradizione di buon governo della Lega in Veneto è sotto gli occhi di tutti e quindi, tendenzialmente: squadra che vince non si cambia". Matteo Salvini torna, dal palco della scuola politica della Lega, a rivendicare con garbata fermezza il diritto di giocare un ruolo da regista nella complicata partita del dopo Zaia. Un leghista per un leghista, l'equazione salviniana, sarebbe dunque la scelta naturale e vincente, scandiscono dalle parti del Carroccio, visto lo storico radicamento del partito nella regione e la cospicua dote accumulata grazie alla guida ultradecennale di Zaia. Una semplificazione politica priva di basi scientifiche, replicano da Fratelli d'Italia, che con Luca De Carlo, papabile governatore meloniano, avverte che dall'alto del 37% ottenuto alle ultime Europee non ci sono "rendite di posizione di 5 o 10 anni fa" che tengano.

Tutti tengono il punto, ma nessuno si intesta lo strappo. Salvini predica pazienza confidando nell'unità della coalizione: "Troveremo sicuramente l'accordo", assicura pur rinnovando l'invito - rivolto a elettori e alleati - di guardare in casa Lega dove di "amministratori leghisti in grado di proseguire lo straordinario cammino di Zaia, ce ne sono tanti".
Unità, concorda anche De Carlo ("nessun veneto capirebbe un centrodestra non unito") chiedendo, però, agli leghisti di essere "leali come lo amo stati noi". Insomma, un invito a giocare tutti con le stesse carte: "La coalizione è straordinariamente più importante rispetto alle ambizioni personali di ciascuno di noi", ricorda le regole di base. E su questo trova il pieno accoglimento di Piergiorgio Cortellazzo (Forza Italia), oggi presente assieme a De Carlo e a Alberto Stefani alla "Spring school" organizzata da Antonio De Poli (Udc) a Gallio, nel Vicentino: "Si apre una fase nuova" e "nessuno vuole abiurare quello che è stato fatto finora. La Lega ha diritto a rivendicare la presidenza, come ce l'hanno FdI e FI", dice allargando anche agli azzurri il diritto di sedersi al tavolo per Palazzo Balbi.

Palazzo Balbi che non si lega, avverte ancora De Carlo, con i destini - comunque molto lontani nel tempo: febbraio 2028 - del Pirellone: "Cedere il Veneto per la Lombardia? Fratelli d'Italia è il partito di maggioranza relativa nelle due regioni, alle strategie preferisco la voce dei cittadini", argomenta il senatore e presidente della commissione Industria di palazzo Madama. Ma ora, stempera la tensione, "credo sia necessario concentrarsi non sul 'chi' governerà, ma sul 'come', e quindi su un programma condiviso dalla coalizione unita di centrodestra, che sicuramente governerà ancora il Veneto".

"Siamo al servizio del Veneto, e dei veneti soprattutto - tira le somme il padrone di casa della scuola politica, De Poli - e questo deve guidarci in ogni scelta". Al di là delle "posizioni emerse in questi giorni", che "fanno parte delle dinamiche politiche, di una sana dialettica" e che "vanno raccolte e trasformate in una sintesi politica all'altezza della sfida". Ma incontri di maggioranza per sbrogliare la matassa, come ha assicurato lo stesso Salvini, non sono alle viste a causa della "situazione economica: è questo che mi riempie e ci riempie le giornate".