Anziani, “single”, senza figli: 216 mila gli ultra75enni veneti soli per Pasqua

Anziani, soli, senza figli. A pochi giorni dalla Pasqua, emerge chiaro come, anche in Veneto, siano loro le persone più esposte al rischio dell’isolamento e della solitudine in queste festività, due “mali” figli dei nostri tempi e dell’invecchiamento della popolazione, fenomeno di per sé più che positivo se lo si gestisce con interventi puntuali e adeguati sia a livello nazionale che regionale.
Il sindacato dei pensionati della Cgil del Veneto, che già in altre occasioni ha cercato di inquadrare la problematica con i relativi dati Istat, ha analizzato ora i nuovi numeri proposti dall’istituto prendendo in esame, specificatamente, gli ultra 75 anni senza figli. Per molti di questi soggetti, infatti, non esistono punti di riferimento familiari e le festività pasquali potranno rappresentare ancor più degli altri giorni un momento di marcata solitudine. Non solo. Nelle giornate di festa gli anziani soli sono ancora più esposti a truffe, sia telefoniche che “porta a porta”, furti, raggiri.
Prendendo in esame i dati 2024 dell’Istat - che rappresentano una proiezione rispetto al 2023 – ci si confronta con numeri per certi aspetti sorprendenti, considerando che le generazioni passate facevano molti più figli rispetto ai giorni nostri. Secondo l’Istat in Veneto gli ultra75enni senza figli sono in tutto 216.306, di cui 46.068 uomini (il 22% di tutti gli over 75, maschi e femmine) e 170.238 donne (il 78%). In pratica più di un terzo della popolazione che supera questa età non ha figli. Una fetta molto importante della popolazione che a Pasqua potrebbe pranzare da sola.
Le preoccupazioni che riguardano la solitudine degli anziani, particolarmente sentite durante i periodi festivi, riguardano in genere tutte le persone potenzialmente sole, perché vedove, divorziate e nubili/celibi, come segnalato altre volte dallo Spi Cgil del Veneto. Anche in questo caso i dati dell’Istat sono fondamentali per leggere la situazione. Nel 2024 nella nostra regione vivono circa 27 mila madri sole ultra65enni (di cui circa 11 mila over 85) e poco meno di 6 mila padri (5.861). Per quanto riguarda invece gli anziani ultra75enni che vivono in coppia quasi 40 mila non hanno figli.
La questione legata alla solitudine - che facilmente può sfociare in depressione - è destinata ad aumentare, se non affrontata in modo efficace, proprio perché il trend della popolazione anziana è in costante crescita grazie all’incremento delle aspettative di vita che vedono l’Italia, assieme al Giappone, come il Paese più longevo del mondo. Tale circostanza, però, farà sì che in prospettiva, secondo l’Istat, gli ultra75enni veneti “single” senza figli fra 10 anni, nel 2034, saranno circa 60 mila in più di adesso, con un aumento del 21,7% mentre le coppie, sempre senza figli, saranno 283.708 con una crescita del 16,8%.
“La nostra analisi parte da due presupposti”, spiega Nicoletta Biancardi, segretaria generale dello Spi Cgil. “In primo luogo, l’invecchiamento della popolazione non è un male ma una conquista e soprattutto un’opportunità che però deve essere colta. Durante le festività, quando il senso di solitudine e isolamento può diventare davvero drammatico, ci vuole uno sforzo collettivo che coinvolga associazioni, istituzioni, parenti, amministrazioni locali ma anche il vicinato, per creare quel senso di comunità - un po’ smarrito in questa società sempre più individualista - capace di coinvolgere le persone più anziane che, ripetiamo, sono una risorse non un peso. Da questo punto di vista, lo Spi Cgil promuove da sempre i progetti di invecchiamento attivo che rappresentano una occasione irrinunciabile per dare agli anziani quel ruolo concreto e attivo che compete loro. I finanziamenti destinati ai progetti dalla Regione Veneto sono troppo limitati e manca un vero coinvolgimento delle realtà che ogni giorno si occupano delle questioni relative alla terza età”.
In tale contesto, il sindacato dei pensionati ritiene opportuno l’istituzione di un tavolo periodico con la Regione stessa per monitorare i contesti delle persone anziane che rappresentano ormai un quarto dell’intera popolazione veneta. "Senza una programmazione davvero incisiva", conclude Nicoletta Biancardi, “si rischia di arrivare a un punto di non ritorno. Il Covid ha dimostrato come la mancanza di programmazione abbia creato problemi enormi alla sanità territoriale. Ora si cerca di correre ai ripari, ma con risultati ancora insoddisfacenti. Noi diciamo: attenzione, il problema della solitudine e dell’isolamento, della non autosufficienza, dei medici di base, della sanità territoriale, del divario tecnologico, delle pensioni povere, rischiano di emarginare una intera generazione che invece, lo diciamo con forza, deve essere considerata e valorizzata come una grande risorsa per la nostra società”.