Economia di Redazione , 08/04/2025 7:00

Dazi di Trump, allarme Federvini: a rischio 2 miliardi negli Usa

Vino rosso

L'American Dream per i produttori di vino italiano rischia di infrangersi sugli scogli dei dazi Usa e della trasformazione dei consumi tra i giovani. Un percorso in salita che potrebbe mettere in pericolo due miliardi di export in un campo finora amico, quello del mercato Usa dove storicamente le etichette made in Italy hanno ottenuto buoni piazzamenti commerciali. Occhi puntati anche sulle spedizioni, con alcuni primi carichi fermi.

E' un quadro in chiaro-scuro quello che si è delineato nella seconda giornata di Vinitaly a Veronafiere. Secondo i dati elaborati dal Nomisma Wine Monitor per Federvini, l'export di vino italiano verso gli Stati Uniti vale quasi 2 miliardi di euro l'anno, con una netta prevalenza di vini Dop. E il mercato statunitense rappresenta da solo il 24% dell'export mondiale del vino italiano, in una partita riaperta dall'esclusione, a una prima verifica, del whisky americano dai possibili controdazi Ue, in modo da evitare dazi più forti sul vino.

"I dazi Usa del 20% sui vini italiani rischiano di estrometterci dagli scaffali americani - ha detto la presidente di Federvini, Micaela Pallini - a vantaggio di altri competitor. Anche la platea dei consumatori sta cambiando e con loro i criteri di scelta dei prodotti da consumare. Dobbiamo essere in grado di intercettare ed agganciare i gusti in evoluzione per poter garantire un'offerta in linea con le nuove tendenze. E soprattutto serve una visione strategica: il tempo delle reazioni isolate è finito. Serve una regia, una visione di ampio respiro. Difendere il vino oggi significa salvaguardare una delle colonne portanti della nostra economia e dell'immagine dell'Italia nel mondo"

"Ho incontrato stamani - ha detto il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida - un centinaio di importatori statunitensi e sono terrorizzati dal perdere l'occasione di poter comprare vino in Italia, perché è un business per loro importantissimo. Da parte nostra, stiamo lavorando per aprire nuovi mercati e lo facciamo ogni giorno, come confermano i dati. Ma dobbiamo anche consolidare quelli che già abbiamo, perché non siamo disponibili a rinunciare ad alcun mercato, compreso quello statunitense. Dobbiamo valorizzare, proteggere e promuovere il mondo del vino. E un assist arriva dall'esclusione del whisky Usa dai possibili controdazi Ue annunciata dal collega Tajani al presidente dell'Uiv Lamberto Frescobaldi che lo rende noto nella piazza del Vinitaly".

L'introduzione di dazi fino al 20% mette a rischio l'equilibrio competitivo del Made in Italy, con un aumento dei prezzi medi all'importazione dei vini Dop che potrebbe variare di +0,90 euro/litro per il Prosecco e fino a +2,60 euro/litro per i vini rossi piemontesi e +2,40 euro/litro per i rossi toscani. Intanto il quadro delle spedizioni di vino è in chiaroscuro: a Livorno, porto di riferimento per le spedizioni di vini del Centro-Nord Italia verso gli Usa, circa il 50% degli operatori, fa sapere il vicepresidente di Unione Italiana Vini Sandro Sartor, ha ripreso a spedire vini sui container accettando le misure decretate dal presidente Trump che prevedono dazi in dogana negli Stati Uniti. Ma i produttori presenti al 57/o Vinitaly stimano un milione di bottiglie ferme nel porto toscano. I dazi Usa sono entrati in vigore il 5 aprile nella misura del 10% e saliranno al 20% dal 9 aprile.

"Nei primi tre mesi dell'anno abbiamo fatto il +10% e - fa sapere il presidente del Consorzio di tutela del Prosecco Doc, Giancarlo Guidolin - pensiamo che ci sia stato un incremento per fare magazzino negli Stati Uniti d'America".