Tribunale cancella in tutta la Regione gli anni di residenza per accedere alle case popolari
Case popolari: graduatorie da rifare.
Il Tribunale di Padova, accogliendo il ricorso proposto da ASGI, Razzismo stop, Sunia e da alcuni cittadini stranieri, ha ordinato - con sentenza del 2 gennaio - alla Regione Veneto e al Comune di Venezia di rivedere le regole per l’accesso alle graduatorie di edilizia popolare e quelle per l’attribuzione dei punteggi.
Si tratta della conclusione del giudizio che aveva già condotto alla sentenza della Corte Costituzionale n. 67/2024 dell’aprile scorso che aveva dichiarato incostituzionale il requisito di 5 anni di residenza nella Regione per accedere alle graduatorie: ora il giudice, preso atto della sentenza, ha ordinato alla Regione di modificare anche il Regolamento attuativo, eliminando anche da quelle norme il requisito.
Le associazioni avevano però posto anche il problema dell’eccessivo peso attribuito alla pregressa residenza nella formazione delle graduatorie sia in sede di Regolamento Regionale (quindi con effetto per tutti i Comuni della Regione), sia da parte del Comune di Venezia, che aveva ulteriormente incrementato il “valore” della pregressa residenza nel Comune ai fini del punteggio. Il giudice ha ritenuto che anche queste norme siano irragionevoli perché il bene-casa non può essere attribuito sulla base di criteri, come la pregressa residenza, che prescindono completamente dalla considerazione del bisogno.
Queste previsioni, inoltre, secondo il Tribunale, contrastano anche con gli obblighi di parità di trattamento tra italiani e stranieri sanciti dal diritto europeo, perché colpiscono di più gli stranieri, che hanno maggiore difficoltà a maturare requisiti di lungo-residenza. La pronuncia tuttavia va ovviamente a vantaggio anche di tutti quei cittadini italiani che si sono trasferiti in Veneto da altre regioni, normalmente spinti da esigenze lavorative, e che sinora sono stati sfavoriti dai criteri che privilegiano la residenzialità pluriennale.
Infine il Giudice ha anche condannato Regione e Comune di Venezia a risarcire alle associazioni il “danno da discriminazione” per aver applicato le disposizioni discriminatorie e ha ordinato a Regione e Comune di provvedere immediatamente alle necessarie modifiche normative applicando le nuove norme ai futuri bandi e anche a quelli già chiusi per i quali le case non siano ancora state assegnate.
Le associazioni ricorrenti "pur consapevoli che la vera soluzione del problema-casa passa da una crescita significativa degli alloggi pubblici, oggi del tutto trascurata, esprimono grande soddisfazione per il risultato conseguito, che sancisce nuovamente la necessità che i bene pubblici, prima di tutti la casa, vengano ripartiti sulla base del bisogno, contrastando così le situazioni di povertà che affliggono parti sempre più ampie della popolazione, ivi compresi i cittadini stranieri" si legge in una nota.
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