Turetta: 'Giulia scappava, urlava e l'ho colpita ancora'

Giulia stava scappando, forse l'avevo colpita in auto, su una coscia, non ricordo, poi non so se è caduta o l'ho fatta cadere a terra. Lei urlava e l'ho colpita ancora". E' un passaggio della ricostruzione dell'omicidio di Giulia Cecchettin fatta da Filippo Turetta in aula al processo, riferendosi a quanto avvenne tra Vigonovo a Fossò, quando mentre tentava di imbavagliare Giulia per non farla urlare lei riuscì ad aprire la portiera dell'auto. In Corte d'Assise, l'ex fidanzato reo confesso dell'omicidio ha ricostruito alcune parti della serata che ha portato alla morte di Giulia riferendo che vicino a casa della ragazza a Vigonovo aveva impugnato uno dei coltelli: "poi - ha detto - mi sono trovato in mano solo il manico. Non ricordo, forse l'ho colpita, poi l'ho caricata in macchina". E sempre a Vigonovo Turetta aveva tolto il cellulare a Giulia. "Penso di averlo preso io era nella borsetta che le avevo tolto per impedire che lo usasse". Poi l'ex fidanzato ha ricostruito le fasi finali dell'omicidio. "volevo colpirla al collo per non farla soffrire, lei alzava le mani per difendersi, e allora ho tentato di colpirla più velocemente possibile da altre parti". Nel corso dell'udienza è anche emerso che nei giorni precedenti l'omicidio, in una gelateria di Padova, Turetta aveva avuto un pesante scontro verbale perché voleva tornare insieme a lei, e di averle dato uno schiaffo a una coscia: "Lei - ha sottolineato - si lamentava sempre perché ero assillante".