"Non ho detto tutto", ecco perché è agli atti il colloquio di Turetta con il padre

"Non ho detto tutto". Sarebbe stata anche questa frase - secondo quanto riportato dal Corriere del Veneto -, pronunciata da Filippo Turetta, durante il suo colloquio col padre nel carcere di Montorio Veronese il 3 dicembre scorso, a spingere i pm a considerare rilevante l'intercettazione e a inserirla tra gli atti dell'inchiesta. Un'intercettazione poi diffusa e che ha scatenato polemiche e le proteste, tra gli altri, dell'Unione Camere Penali.
Turetta, arrestato il 18 novembre in Germania per l'omicidio di Giulia Cecchettin, con quelle parole si riferisce a quanto detto al suo avvocato, Giovanni Caruso, e dice al padre Nicola: "non ce la faccio a riferirgli tutto... io non ho detto tutto". Parole che fanno supporre omissioni anche nei confronti dei magistrati. In un altro passaggio - quando il padre gli dice "non sei stato te, non ti devi dare colpe perché tu non potevi controllarti" - lui, secondo quanto riportato dai carabinieri, scuote la testa e dice "non è così".
Un dettaglio che, ipotizza il Corriere Veneto, sarebbe ritenuto significativo perchè sembra "non dare seguito alla suggestione del padre su una possibile incapacità di intendere e di volere".