Più solo di un portiere: la storia di Giuliani diventa un libro

Quando aveva 8 anni Paolo Tomaselli scrisse una lettera al suo idolo: Giuliano Giuliani. Il portiere, che a Verona raccolse la pesantissima eredità di Claudio Garella, era uno dei migliori numeri uno italiani.
Paolo, oggi inviato del Corriere della Sera, nato a Conegliano nel 1978, ha seguito la sua carriera e la sua parabola, terminata in un’ospedale bolognese nel 1996.
La storia di Giuliano Giuliani è la storia di un uomo dimenticato dal suo mondo, finito ai margini a causa della sua malattia, innominabile all’epoca: l’Aids.
Per restituire dignità al calciatore e quasi per chiudere un cerchio con il suo passato di bambino, Tomaselli ha cominciato un’indagine personale attraverso gli amici di Giuliani e le omertà che lo avvolgevano. Omertà che resistono incredibilmente fino ad oggi, tracciando l’idea di cosa sia in realtà l’emarginazione. Con lo spirito appassionato di un giornalista che ha amato il portiere romano, Tomaselli ha raccolto confessioni e trovato anche delle porte chiuse. Materiale che meritava di essere sistemato nelle righe di un libro che è un po’ indagine giornalistica, ma anche, grazie all’abilità narrativa di Tomaselli, un romanzo.
Il titolo: “Più solo di un portiere” è il manifesto di un uomo ancora più di un calciatore. Finito nell’oblio, forse triturato dalla fama e dai soldi, sicuramente incapace di dire al mondo cosa gli stesse accadendo, spostato di lato per non disturbare. Tomaselli ne recupera i contorni e pur in mancanza del protagonista ci restituisce il ritratto di un grande campione. Un libro che cattura e che “Giulio” avrebbe sicuramente apprezzato.