Omicidio Vanessa Ballan: delitto ricostruito dai messaggi whatsapp VIDEO
Sarebbe avvenuto tra le 11.21 e le 11.47 di ieri, martedì 19 dicembre, il femminicidio di Vanessa Ballan da parte di Bujar Fandaj. Lo ha riferito ai giornalisti il procuratore di Treviso Marco Martani, in base al traffico di messaggi whatsapp tra la vittime e il compagno, Nicola Scapinello. Il secondo messaggio risulta non ricevuto né letto.
Alle ore 12.00 Scapinello è arrivato a casa e ha trovato Vanessa morta a terra. Per recarsi all’abitazione della donna risulta che Bujar abbia utilizzato una bicicletta con cui ha portato con sé un borsone in cui aveva riposto il martello usato per sfondare la porta a vetri di accesso all’abitazione. Nella casa dell’omicida sarebbero stati trovati coltelli simili a quello utilizzato per colpire la donna. Già una prima volta, secondo quanto si è appreso, Bujar, incensurato, aveva tentato di accedere alla casa, scavalcando la recinzione, poche settimane fa.
Il 41enne kosovaro è stato arrestato nella tarda serata di ieri dai carabinieri in borghese che hanno visto l’uomo rientrare a casa.
LA DENUNCIA A OTTOBRE “C’erano elementi forse per un pericolo di attività persecutoria e molesta, ma non per un divieto di avvicinamento” da parte di Bujar Fandaj nei confronti di Vanessa Ballan, ha detto il procuratore Marco Martani. “Dopo una perquisizione eseguita nella sua abitazione dopo la querela, da parte di Fandaj non c’erano più stati episodi di molestie, di avvicinamenti o minacce“, ha aggiunto. “La valutazione fatta – ha concluso Martani – era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata”.
La relazione tra i due, ha riferito il magistrato, era nata nel 2022 “ma era stata troncata dalla donna a giugno – ha precisato -. La donna aveva tentato di nascondere le minacce al suo compagno, che però se n’è accorto, e l’ha aiutata e sostenuta nel presentare denuncia, il 26 ottobre scorso“. “Le denunce da ‘codice rosso’ – ha spiegato Martani – vengono trattate dal magistrato di turno, che poi passa il fascicolo al magistrato del gruppo fasce deboli. In quel caso, nel giro di un giorno era stata fatta la perquisizione e passato il fascicolo al magistrato competente, il quale non aveva ritenuto ci fossero gli elementi per la richiesta di una misura cautelare, ma aveva deciso di approfondire le indagini chiedendo i tabulati del telefono. Quindi la valutazione fatta – ha concluso – era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata”.
Secondo il procuratore Martani, “l’unica misura che avrebbe potuto impedire l’aggressione sarebbe stata la custodia cautelare in carcere, un provvedimento per sostenere il quale non vi erano oggettivamente elementi sufficienti“. Nel telefono di Vanessa i messaggi pericolosi erano stati stati regolarmente cancellati, probabilmente per evitare che il compagno potesse prenderne visione.
L’inchiesta è coordinata dal pubblico ministero Michele Permunian e l’autopsia sul corpo della vittima sarà condotta dall’anatomopatologo Antonello Cirnelli.