Cronaca di Redazione , 23/09/2023 6:50

"Pensavo fosse svenuta, non volevo ucciderla". L'assassino attende ore prima di costituirsi

Il servizio

“Non volevo ucciderla, pensavo fosse svenuta. Ho cercato di rianimarla: l’ho stesa sul letto e le ho versato dell’acqua sul viso. Poi mi sono accorto che non respirava più. Quando ho capito che era morta sono andato nel panico”. Con queste parole Youssef Maid, 49enne marocchino, ha confessato ai carabinieri l’omicidio di Liliana Cojita, 56enne di origine romena, sua coinquilina e compagna.
Si è costituito però solo il giorno dopo. Il corpo della donna è rimasto steso su quel letto per ore. L’assassino, dopo averla uccisa, ha chiuso la porta della camera e si è allontanato da casa. Gli altri inquilini hanno pensato che la donna riposasse fino all’arrivo dei Militari dell’Arma nel pomeriggio del 21 settembre nell’appartamento. Liliana Cojita era morta dal giorno prima all’interno della casa in via Vittorio Veneto a Tombolo dove abitava da qualche tempo.

Nel corso della confessione il 49enne ha spiegato il motivo della furia omicida: “Lei aveva un altro uomo, quel suo connazionale, si sentivano per telefono e li ho anche visti mentre si baciavano. Per questo abbiamo litigato: mi tradiva.”. Era mercoledì 20 settembre quando l’uomo l’avrebbe spinta a terra, immobilizzata e quindi soffocata. Liliana avrebbe gridato, e cercato di lottare, ma dopo pochi secondi ha smesso di muoversi. Dopo aver chiuso alle sue spalle la porta della camera da letto dalla donna, Youssef è uscito in bicicletta: è andato prima a Cittadella e poi verso Bassano. Tornato a sera inoltrata ha vegliato il corpo e poi nella tarda mattinata di giovedì si è consegnato ai carabinieri confessando il delitto. 

Youssef Maid, irregolare in Italia, ha dei piccoli e vecchi precedenti per spaccio e furto in abitazione e fino ad ora non si era mai reso protagonista di episodi di violenza.