Smaila: Colpo grosso fu un successo mondiale ma non presi un soldo, ferita ancora aperta

“Sono diventato ricco con Colpo Grosso replicato in giro per il mondo? Lasciamo perdere, è una ferita ancora aperta. Quando me lo proposero era da tempo che lavoravo in tv. Potevo dire di sì o di no. Invece chiesi una contropartita. Avrei fatto “Colpo grosso” in cambio della conduzione di un programma della prima rete Fininvest. Così mi diedero una trasmissione per casalinghe il pomeriggio su Canale 5. Il problema è che mi fecero subito firmare un pezzo di carta volante in cui c’era scritto che cedevo vita natural durante i diritti per tutto il mondo. Quindi non ho guadagnato mai nulla. Se avessi preso almeno mezza lira per ogni puntata trasmessa di "Colpo grosso" adesso abiterei in via della Spiga a Milano”. Lo ha detto Umberto Smaila, nato a Verona nel 1950 da una famiglia di esuli fiumani, in un’intervista a Repubblica.
Celebre con il gruppo comico “I Gatti di Vicolo Miracoli” e in tv come conduttore con il sexy-quiz “Colpo grosso”, che fece registrare record di ascolti: “In America Colpo grosso fu quasi un caso di Stato - ha detto Smaila - l’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan si infuriò. Il successo fu strepitoso, quasi inaspettato. Milioni di telespettatori incollati alla tv. Qualcosa arrivò anche negli Stati Uniti tanto che un famoso programma televisivo, il Saturday Night Live mandò una troupe in Italia per riprendere lo spettacolo. A capo della troupe c’era Francis Ford Coppola che voleva comprare i diritti. Il problema è che quando andarono in onda, seppure coprendo i seni delle ragazze con stelline in elettronica, si scatenò un mezzo putiferio. Forse per un certo puritanesimo americano. Ma non ci fu solo Reagan. Anche Gheddafi si arrabbiò: arrivò a minacciare di sparare un missile su Lampedusa perché con le parabole le ragazze cin cin erano arrivate anche da loro e a Tripoli la mattina i libici si alzavano stanchi con delle occhiaie così. A Gorbaciov invece lo show piaceva. Mi dissero che si fece spedire a Mosca un po’ di cassette. Magari sono ancora in qualche cassetto del Cremlino".