Luca Trivellato è il nuovo Presidente di Cia Padova

Luca Trivellato, 40 anni, laureato in Relazioni Internazionali e titolare dall’azienda agricola Masseria di Polverara, è il nuovo presidente di Cia Padova. Succede a Roberto Betto, dal 2014 al vertice dell’associazione.
Per Statuto, il suo incarico non era più rinnovabile. L’assemblea elettiva, alla quale hanno partecipato oltre 120 persone, si è tenuta stamattina all’hotel Crowne Plaza di Padova. Presenti, fra gli altri, pure il sindaco di Padova, Sergio Giordani, il presidente della Provincia, Fabio Bui, il presidente della Camera di Commercio, Antonio Santocono, e i consiglieri regionali Elisa Venturini, Giuseppe Pan, Vanessa Camani e Arturo Lorenzoni. “I cambiamenti climatici, l’innovazione tecnologica, la nuova PAC, le filiere, il green new deal, il progetto europeo From farm to fork”, il PNRR e il ricambio generazionale sono le sfide che ci troveremo ad affrontare da qui ai prossimi anni – sono state le prime parole da presidente di Trivellato – Abbiamo bisogno di un’organizzazione forte, capace, inclusiva, che sappia accogliere le proposte dei soci e determinata nelle relazioni con le Istituzioni”.
Uno dei punti fondanti è, da sempre, l’equo reddito a favore degli agricoltori. “Stando a diversi studi che si sono succeduti negli anni – commenta - al singolo imprenditore agricolo rimane solamente il 15% del prezzo del prodotto che si trova, al termine della filiera, sugli scaffali dei supermercati. Siamo tenuti a portare avanti ogni azione politico-sindacale utile affinché questo importante obiettivo, appunto l’equo reddito, venga raggiunto”. Per quanto riguarda il consumo di suolo, “l’ultimo rapporto dell’Ispra mostra un quadro molto preoccupante: Padova, e parte della provincia, risulta ai primi posti a livello nazionale in termini di consumo di suolo. Più si consumano appezzamenti, più – di conseguenza - diminuisce una risorsa ambientale che è strategica per la vita di ogni essere vivente”.
La desertificazione causa, inoltre, un aumento esponenziale dei costi dei terreni agricoli e comporta l’impossibilità per le aziende, e soprattutto per noi giovani imprenditori, di poter avviare un’attività o eventualmente di ingrandirla. “Chiaramente occorre invertire la tendenza”, puntualizza il neopresidente. Altro tema caldissimo, la fauna selvatica, in particolare la massiccia presenza di cinghiali nell’area del Parco dei Colli Euganei. “È questo il momento di dare regolarità alle operazioni di contenimento, la situazione è divenuta insostenibile”.
I numeri della filiera agroalimentare padovana dimostrano la strategicità del comparto stesso: 11.406 le aziende agricole padovane iscritte nell’apposito registro della Camera di Commercio (-1,5% rispetto al 2020), il 18,6% del totale di quelle venete (61.138). Nel 2021, nel padovano, il valore della produzione lorda agricola annua è stata di un miliardo e 190 milioni. 138.498,58 gli ettari di Sau, Superficie agricola utilizzata, in tutta la provincia. Quest’ultima si conferma la prima della Regione per investimenti a mais granella (30.400 ettari, -6,5%).
Nella Bassa i terreni sono congeniali a tale coltura: vi sono grosse estensioni, che peraltro vengono raggiunte da un’ampia rete consortile in grado di garantire un regolare approvvigionamento idrico. Padova è la prima provincia pure per produzione di frumento tenero: 21.500 ettari, +19% e la seconda, dietro quella di Venezia, per coltivazione di soia (32.700 ettari, +4,1%). In deciso calo, invece, la superficie coltivata a radicchio, anche a motivo degli effetti dei mutamenti climatici: 950 ettari, -36,7%. Risulta invece la provincia in maggior crescita in termini di produzione di latte, +3,1%. 258, complessivamente, gli allevamenti professionali censiti, per un totale di 105mila capi.
L’Alta rimane ai primi posti di questa speciale graduatoria: Carmignano di Brenta (24.998 capi), Campodoro (20.892), Massanzago (12.846), Trebaseleghe (6.903) e Gazzo (5.654) i Comuni più “vocati”. In questa fase congiunturale, con aumenti dei prezzi dell’energia e del gas di oltre il 100%, sono due i comparti che stanno soffrendo maggiormente.
Rischiano di lavorare in perdita, più di altri, gli allevamenti e le attività florovivaistiche. I primi sono “energivori” per definizione: bisogna far funzionare i robot dedicati alla mungitura, mentre durante il periodo estivo i ventilatori sono attivi h24 nelle stalle. Da tenere in considerazione, ancora, i costi per raffreddare il latte e per le pompe che drenano i liquami fuori dalla stalla.
Per quanto riguarda il florovivaismo, invece, sono schizzati all’insù pure i prezzi dei vassoi in polistirolo per piantine (+60%), concimi per le orticole solubili (+30%) e granulari (+80%), piccole piante (+20%) e dei trasporti (almeno 20 euro in più a carrello). “Alla luce di questa drammatica situazione – conclude Trivellato – chiediamo alle Istituzioni un intervento urgente per calmierare questi incrementi, di certo non sostenibili per l’intera filiera agroalimentare e per le attività economiche in genere”.