la Redazione

IL GRANDE EX | Dici Padova-Lucchese, dici Roberto Simonetta: "30 anni fa ho chiuso il cerchio"

E' una storia del Calcio, con struttura da poema epico. Proemio e protasi, svolgimento e conclusione. E' una storia di un triangolo geografico: Latina, Lucca, Padova. Andata e ritorno, inizio, e per ora fine. E' la storia di Roberto Simonetta, attaccante amato e poi odiato, insultato e poi idolatrato, il tutto perché… faceva il suo mestiere: i gol.  “E' la mia storia padovana - dice lui - E' la storia di un mio cerchio che si chiude”. 

DALLA FATAL LUCCA… Per chi ama il Padova è ancora una ferita aperta, di delusione e di disincanto: 16 giugno 1991, il Biancoscudo che è ad un passo dalla serie A, e che all’ultima giornata si fa battere da una già salva Lucchese. 2-1, gol decisivo di Roberto Simonetta. Un colpo di testa, in tuffo, stilisticamente perfetto: come una scure sui sogni di gloria dei padovani, increduli e infuriati. “Eppure in pochi sanno che quel gol mi ha garantito un biennale che cercavo e che era fondamentale per la mia carriera - ricorda Simonetta - Potevo andare all'Inter con Orrico, ma proprio in quella stagione venivo da un infortunio al tendine e in Serie A… non si sono fidati. Così sono rimasto a Lucca, dove stavo bene e mi sentivo stimato”. Almeno fino al ritorno di Orrico in Toscana: seconda metà del 1992, ed un rapporto presto incrinato. Così, la clamorosa cessione di novembre: al Padova, colpaccio di Piero Aggradi

…ALL'OSTILE PADOVA “Simonetta non ti vogliamo” su striscioni, adesivi, scritte sui muri. “E quando andavo a battere un calcio d'angolo sotto la Nord dell'Appiani.. quanti sputi e insulti!" Perché i tifosi mica si erano ricordati del gol che li costrinse ad un altro anno di B. “Giustamente!” sottolinea Simonetta. “Durante la mia carriera, la parentesi padovana è stata davvero intensa. All'inizio è stata dura, però poi…” Poi, il gol come medicina. Un totale di 14 in 48 presenze per l'attaccante laziale. “Mi sbloccai contro la Ternana, poi il gol nel derby con il Venezia, poi la doppietta al Bari… “E poi segnai proprio alla Lucchese: all'andata e al ritorno!” Infine, l'ultima sua marcatura di quel torneo fu nella mitica Padova-Ascoli, altra gara che però fece piangere il popolo biancoscudato. “Che stadio l'Appiani, uno dei più belli in cui abbia mai giocato. Le cupole che si vedevano dal campo, gioia e ispirazione…” Anche per un riscatto, una conclusione, un degno finale… che era davvero dietro l'angolo. 

IL CERCHIO CHE SI CHIUDE Perché Simonetta nel 1993 è oramai padovano “…che cene al Pe Pen…” ed è parte di un gruppo che ha nel destino la Serie A. “Quella squadra era davvero unita, forte tecnicamente e mentalmente proiettata alla promozione”. Che arrivò il 15 giugno 1994, in un drammatico spareggio contro il Cesena. “Ecco, il mio rammarico è quello di non aver disputato nemmeno cinque minuti di quella partita. Ci speravo, perché sentivo quella promozione mia: anche se durante il campionato non ho giocato molto, vista l'abbondanza di attaccanti nel Padova (comunque a segno 4 volte, ndr). Però me la sono goduta. E allora sì. Se tre anni prima avevo tenuto il Padova lontano dalla Serie A, il mio cerchio si è chiuso a Cremona. Ho tolto, e restituito”. 

SIMONETTA OGGI Meglio chiamarlo R11, con il numero che è quello che indossava sulla schiena e che oggi identifica la sua scuola calcio a Latina. Dove Simonetta è nato e ritornato. “E' faticoso, i giovani calciatori oggi hanno molta meno fame”. Insegna i trucchetti del mestiere, anche quelli imparati all'ombra del Santo: dove ha condiviso lo spogliatoio con Galderisi e dove ha visto sbocciare Del Piero. “Penso spesso a Padova e al Padova, ma dalla città manco da molto”. Questa sera all'Euganeo, stadio in cui non ha fatto in tempo a giocare, è di scena la sfida del passato: Padova-Lucchese. “Io con la Lucchese una Coppa Italia di Serie C l'ho vinta: fu a Palermo, in uno stadio appena rinnovato per Italia ‘90 e colmo di tifosi. Una vittoria in Coppa può dare entusiasmo per vincere il campionato". Che è l’attuale obiettivo del Padova. “Può rimontare il Mantova, io ci credo. E ci spero. E se andrà così, lo prometto: a Padova vengo a farmi una passeggiata e a godermi la festa di una piazza che io so davvero quanto tiene alla sua squadra di calcio”.