TRIESTINA-PADOVA | Se il derby è anche... poesia: i versi di Saba dedicati ai tifosi del Padova
Triestina contro Padova, che storia. Calcistica, e non solo. Di emozioni passanti dal campo agli spalti, quanto fuori dagli stadi. E di parole scritte nel tempo.
E' così che a poche ore dalla sfida tra la squadra di Torrente e quella di Tesser, può essere suggestivo rileggere quanto scritto dal poeta triestino Umberto Saba. Lo scrittore è stato raccontato non come un appassionato di calcio, inizialmente, ma diventato tifoso una volta portato a vedere la sua prima partita: Triestina-Ambrosiana. Da lì, più che tifo fu passione, anche in versi, come un ritratto straordinario dello sport più amato dagli italiani, una narrazione avvincente in cui l’epica sportiva si fonde con la vita in una continua dinamica di vittorie e sconfitte, vinti e vincitori, grandi speranze e aspettative disattese, scrive oggi Irene Figini.
"Cinque poesie sul gioco del calcio" sono gli scritti che Umberto Saba ha dedicato al pallone ed alla Triestina. Se in Squadra Paesana Saba scrive degli alabardati “sputati dalla terra natia, da tutto un popolo amati. Trepido seguo il vostro gioco. Ignari esprimete con quello antiche cose meravigliose sopra il verde tappeto, all'aria, ai chiari soli d'inverno”, ecco il poeta raccontare i tifosi del Padova: in Tredicesima partita, il suo racconto dagli spalti dell'Appiani. Eccola
TREDICESIMA PARTITA
Sui gradini un manipolo sparuto
si riscaldava di se stesso.
E quando
– smisurata raggiera – il sole spense
dietro una casa il suo barbaglio, il campo
schiarì il presentimento della notte.
Correvano su e giù le maglie rosse,
le maglie bianche, in una luce d'una
strana iridata trasparenza. Il vento
deviava il pallone, la Fortuna
si rimetteva agli occhi la benda.
Piaceva
essere così pochi intirizziti
uniti,
come ultimi uomini su un monte,
a guardare di là l'ultima gara.
Saba narra di una partita giocata in un freddo tardo pomeriggio, e rimane colpito dalla passione dei tifosi presenti dentro lo stadio. Sottolinea il forte sentimento di condivisione e appartenenza, sottolineando il tutto con la parola uniti, posta singolarmente e non a caso alla tredicesima riga. La poesia, dedicata ai tifosi del Padova e alla loro passione, nasce da un aneddoto particolare: pare infatti che Saba andò all'Appiani per esplicita richiesta della figlia Linuccia. I tifosi biancoscudati, riconosciuti gli ospiti perché non parlavano il dialetto locale, regalarono un mazzetto di fiori alla figlia di Saba: lo stesso poeta, quasi a volersi sdebitare, avrebbe dunque dedicato questa terza poesia proprio a loro.