la Redazione

Quello che Padova deve ancora capire della serie C

Fosse per il blasone, la solidità della società, l'organizzazione, il Padova non dovrebbe giocare in serie C. Ma probabilmente nemmeno in serie B. Invece la legge dello sport costringe i biancoscudati a stare immersi nelle acque, spesso putride, di una categoria che non è facile accettare.

Ecco perché c'è una sorta di cappa che avvolge l'ambiente del Padova e che inevitabilmente crea un'atmosfera sempre un po' ostica. Non è colpa di nessuno, sia ben chiaro e i tifosi sono ampiamente giustificati, dopo anni di terribili sacrifici e incredibili delusioni, ad essere scettici e un po' negativi. Ma è un fenomeno che va analizzato e che coinvolge spesso e volentieri (sempre più spesso e sempre più volentieri) gli operatori dell'informazione, i mass media e quindi a cascata chiunque esprima un'opinione sul Padova: si dà per scontato che la squadra di Pavanel debba vincere ovunque e contro chiunque, non apprezzando lo sforzo e la difficoltà che un successo comporta in ogni categoria e su ogni campo.

Prendete la gara con la Pergolettese: è la classica partita di serie C, in cui l'avversario di minore rilevanza tecnica, viene a giocare come se fosse la finale di Champions League. Il Padova vince in rimonta, ci sarebbe da gioire fino in fondo, perché sono queste le partite che a fine anno contano nella classifica.

Invece c'è sempre chi storce un po' la bocca, chi deve rovinare la festa, chi continua implacabilmente a fare il giochetto di stare un po' giù e un po' su il carro dei vincitori. Padova bravo ma… E' il titolo più gettonato che altro non fa che offrire agli avversari maggiori stimoli e impedisce di creare quel clima positivo che invece è un nutrimento di ogni squadra vincente. Per essere ancora più chiari: il Pescara vince 2-1 contro la Carrarese, esattamente come i biancoscudati e il titolo della Gazzetta parla di fuga mentre il Padova, cito sempre la rosea per esempio, “va avanti a fatica”. Eppure è primo come il Pescara e con gli stessi punti.

Ecco: credo che prima ci si rende conto che è in questa categoria che bisogna giocare e prima si immergono le mani in quell'acqua putrida, anche a costo di sporcarsi, meglio è. Non è scontato vincere e non è nemmeno scontato che una società si giochi per due volte la promozione in un anno, al netto della sfiga di averla persa due volte (e ci mancherebbe…). A volte guardare il bicchiere mezzo pieno aiuta.