Avvocato chiede il dissequestro della coop Solidalia, a casa 177 dipendenti
L'avvocato Carlo Bermone, che tutela il legale rappresentante della Coop Solidalia di Vigonza, ha chiesto il dissequestro della cooperativa: “Sono state lasciate a casa 177 persone che avevano una occupazione e un reddito da Solidalia, tutte regolarmente iscritte alla Camera di Commercio” sottolinea il legale.
La Coop è finita nei guai dopo l'indagine della Polizia che ha fatto emergere la violazione di norme in materia di immigrazione, caporalato ed estorsione da parte dell'ex legale rappresentate e direttore fino al dicembre scorso della coop. “In 105 sono dipendenti diretti e una settantina erano dediti a lavori di pubblica utilità. A nostro parere sarebbe stato sufficiente un provvedimento di sequestro delle quote senza pregiudicare il funzionamento dell'intera azienda che garantisce un sostegno a queste persone che non hanno nessuna colpa” aggiunge l'avvocato Bermone.
Venerdì scorso, 9 febbraio, su ordine del pm Benedetto Roberti è arrivato il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, della coop stessa, accusata di sfruttare migranti irregolari facendoli lavorare per un laboratorio meccanico. Il provvedimento è stato disposto dal Gip su richiesta della Procura al termine delle indagini della polizia nei confronti di un 48enne padovano (ex legale rappresentate di Solidalia), indagato per violazione di norme in materia di immigrazione, caporalato e estorsione.
Il 48enne, pur non avendo partecipato al bando di appalto con la Prefettura per l'accoglienza straordinaria (CAS) dei migranti, utilizzava e impiegava a titolo di manodopera dipendente, per prestazioni di assemblaggio ed etichettatura (anche con l’uso di pressa), in assenza di totale retribuzione, di qualsiasi formazione, assistenza medica ed infortunistica (i lavoratori erano privi di protezione individuale e addirittura senza scarpe) e in situazione alloggiativa degradante (carenza cibo, vestiario, medicine, etc.), 19 cittadini stranieri (del Mali, Burkina Faso, Senegal, Costa D’Avorio, Guinea) giunti irregolarmente in Italia nell’aprile 2023, assegnati, quali richiedenti asilo in attesa di rilascio del permesso di soggiorno, ad una seconda cooperativa – avente sede nel medesimo stabile-capannone –, approfittando del loro stato di bisogno e facendo loro sottoscrivere un patto formativo di lavoro volontario quantomeno di tre mesi dietro minaccia della perdita di ospitalità (vitto, alloggio) e di non inoltrare e/o ritardare la formalizzazione alla Questura delle istanze per ottenere l’asilo (con relativa possibilità di essere poi inseriti regolarmente nel mondo del lavoro).
Gli stranieri lavoravano senza alcun titolo e senza alcuna retribuzione. Agli stessi, che non conoscevano la lingua, erano stati fatti sottoscrivere degli accordi aventi ad oggetto un "patto formativo di inclusione sociale" a titolo di "volontariato"; le mansioni a cui venivano adibiti erano tuttavia prive dei presupposti di spontaneità e finalità sociale, consistendo per lo più in attività di assemblaggio ed etichettatura, senza alcuna assicurazione contro gli infortuni e le malattie. Hanno inoltre dichiarato di avere accettato di sottoscrivere il “patto” per paura di perdere l'ospitalità fornita e il pocket money garantito dalla Prefettura (peraltro consegnato loro proprio dal presidente della cooperativa nonostante l'accoglienza fosse formalmente erogata dalla seconda cooperativa). Le condizioni di vitto e alloggio risultavano lesive della dignità, né erano mai state programmate visite mediche. Nel corso delle ispezioni sono state inoltre riscontrate violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro.
L’indagine è scaturita in seguito alla perquisizione personale e domiciliare disposta nei confronti di un tunisino, espulso dal territorio italiano l'11 giugno 2019 e rientrato illegalmente sul territorio italiano. Gli investigatori della Squadra Mobile ha accertato che quest'ultimo era stato assunto dalla cooperativa posta oggi sotto sequestro sebbene privo di un valido titolo di soggiorno. Sequestrata la documentazione relativa all'assunzione dello straniero, è stato poi accertato come la medesima cooperativa (con un’unità locale anche all’interno del carcere di Rovigo ed altra sede operativa a Pianiga), rappresentata dal 48enne, avesse alle sue dipendenze numerosi soggetti stranieri, di cui solo alcuni in possesso dei requisiti necessari per la permanenza sul territorio nazionale.