la Redazione

Giovani e covid, appello di Bui per "salvarli"

"Più il tempo passa, più è chiaro a tutti che, finita l'emergenza, conteremo un numero enorme di effetti collaterali causati dal Covid19. Sotto le macerie dell'Italia che verrà, c'è il pericolo concreto di non trovare solo l'economia e il lavoro, ma un'intera generazione di adolescenti che, nel silenzio più totale, si sta lasciando andare all'angoscia e all'isolamento.

A leggere i dati diffusi dall'Unità di Neuropsichiatria infantile dell'Azienda ospedaliera di Padova sull'aumento esponenziale di ricoveri per autolesionismo e tentativi di suicidi tra i 13 e i 16 anni, c'è solo da riunire le migliori menti che da anni lavorano con l'età evolutiva e adolescenziale. Bisogna aprire un tavolo permanente che coinvolga scuola, associazionismo, rappresentanze dello sport, della cultura, delle famiglie, di tutte le persone di buona volontà con l’obiettivo di varare un piano di emergenza che raccolga il grido d'allarme proveniente dagli esperti. È necessario, prima di tutto, scoperchiare il dramma che sta consumando ragazzi, spesso poco più che bambini e i loro genitori. L’incapacità di dialogo e di ascolto sta dando linfa a una situazione che non possiamo permetterci né di accettare né di lasciar dilagare. La soluzione esiste ed è a portata di mano: dobbiamo rimettere al centro la comunità e lasciare che i ragazzi se ne facciano carico. In una parola, dobbiamo renderli autonomi e responsabili partendo dalla loro realtà quotidiana.

Il lockdown ci ha fatto capire quanto sia importante tornare alla vita reale, parlarsi tra vicini di casa, tra colleghi, tra familiari, far sì che i nostri giovani vivano il loro Comune, si impegnino nel sociale, nello sport, nella solidarietà, nella sagra del paese, in parrocchia o in un progetto della loro scuola. È qui che si forma la loro identità di futuri cittadini, il senso di appartenenza a una rete solidale che, già in altre occasioni di crisi, ha dimostrato di poter funzionare.

L'angoscia che spinge questi ragazzini a tentare il suicidio, a compiere atti di autolesionismo o a chiudersi in un mondo irreale fatto di social o di videogiochi, nasce spesso dall’assenza di comunicazione che colpisce le famiglie sempre più provate dalle preoccupazioni. Ma, soprattutto, si rinforza con il senso di solitudine, la percezione di non sentirsi utili a qualcosa, l’apatia verso un futuro che li illude senza farli sognare, la mancanza di una comunità che sappia valorizzare le capacità dei singoli, qualunque esse siano.

Per questo dobbiamo fare in modo che la crisi diventi un'opportunità per recuperare il senso della vita, riscoprire l’importanza della natura, dell'impegno, dell’etica civile, dei rapporti umani veri. La sfida è quella di tirare fuori il meglio di ogni singola persona senza lasciare indietro nessuno. Dobbiamo stanare i giovani dal guscio dove noi genitori, per ansia o paura, li abbiamo spesso e volentieri confinati.

Quando un ragazzo di 13 anni arriva a pensare di togliersi la vita o una bambina di 10 anni si uccide per un gioco nei social, abbiamo toccato il fondo senza nemmeno accorgerci. Come genitori, come amministratori, non possiamo voltare lo sguardo: abbiamo il dovere di prendere sulle spalle il vuoto che li ha inghiottiti e di riempirlo con contenuti seri, esempi di vita reale, comportamenti volti a rendere autonomi i nostri figli dando loro fiducia e responsabilità. Dobbiamo riportarli al centro dell’impegno civile, a scuola, nel Comune di provenienza, a casa. È il momento di ripartire da loro. Padova, capitale della solidarietà, dell’associazionismo e del volontariato ha gli anticorpi per riuscirci".

Così il presidente della Provincia di Padova Fabio Bui.